— Monkey Business/advertising in the jungle

Una nuova sensibilità: l’ascolto.

Viviamo tempi in cui la comunicazione ha un ruolo di primo piano nella vita di ognuno.

E’ sempre stata importante, ma ora è gioiosamente esplosa.

Oltre 100 milioni di persone scrivono un diario pubblico.

Sms e instant messaging sono i compagni quotidiani di moltissimi (tutti?) i giovani.

Sempre più decisioni passano attraverso la classica, ormai proverbiale “ricerchina online”.

E la comunicazione d’impresa, in tutto questo? La pubblicità?

Beh, dipende.

Le reazioni sono le più varie: da… nessuna reazione, a precipitarsi su Second Life.

Nel mezzo, molte buone cose per chi sceglie l’equilibrio e, soprattutto, si dà da fare per capire.

Crediamo che tutto questo sia un humus fertilissimo in cui innestare radici nuove per la pubblicità, con collegamenti al proprio mercato molto migliori di quelli passati (con buona pace delle ricerche e dei focus group). Anche in termini di coerenza e credibilità.

E’ come se, finalmente, il marketing più attento avesse trovato il modo di profilare, affinare i propri argomenti persuasivi, grazie a nuovi strumenti.

Spunto pratico: avete mai digitato il nome del vostro brand o prodotto nella finestrella di Google, avendo l’accortezza di cliccare la selezione “gruppi”?

E’ un modo semplice e immediato di sapere “cosa si dice di voi”. (E dei vostri concorrenti, naturalmente).

Ed è anche il primo passo verso una nuova dimensione del lavoro pubblicitario: l’ascolto.

Perché la gente dice delle cose, e le dice in pubblico, per mezzo di Internet.

E fra le tante cose di cui parla, c’è anche il vostro prodotto.

Perché lo sceglie, perché non lo sceglie.
Chiede a chi l’ha già scelto com’è davvero.

Non molti player del mercato sono a conoscenza di queste conversazioni, che pur li riguardano con un’autenticità impressionante.

Questo ci porterà a cancellare i nostri piani pubblicitari per concentrarci sui forum di Internet?

No. (La buona pubblicità è sempre importante).

Secondo noi ci porterà a una nuova sensibilità nel creare la pubblicità. Ergo: a spendere meglio i soldi.

Lo stimolo che offriamo qui sotto è in forma di manifesto, ma è quasi un piano operativo.

Il marketing dell’ascolto: 7 punti per le aziende.

1.
La nostra azienda è cosciente che i mercati sono conversazioni, e che un buon marketing non può prescindere dal loro ascolto.
2.
Pratichiamo l’ascolto per mezzo di strumenti trasparenti e partecipativi, quali ad esempio i blog.
3.
L’ascolto, per la nostra azienda, va oltre la semplice trovata di marketing. E’ insito al nostro modo di gestire l’attività aziendale.
4.
Ci piace utilizzare il linguaggio dei nostri interlocutori, lasciando da parte ogni autoreferenzialità. Crediamo che uno stile di comunicazione diretto faciliti la circolazione delle buone idee, e anche dei buoni prodotti.
5.
Sappiamo che in ogni vera conversazione c’è il rischio di venir criticati. Nel caso, ci impegnamo a rispondere con argomentazioni corrette e veritiere.
6.
Le nostre campagne pubblicitarie sono un momento di scambio con i consumatori. Per questo mirano a creare complicità e coinvolgimento, evitando approcci imperativi.
7.
Rispettiamo la privacy di chiunque entri in contatto con la nostra azienda, trattando i dati sensibili secondo le leggi vigenti.

[Copyright: Alcuni diritti riservati. Riproduzione libera citando la fonte “Aziende con le Orecchie/Massimo Carraro”]

Con i migliori auguri di buon lavoro nel cogliere le magnifiche possibilità che si stanno dispiegando sotto i nostri occhi e, non dimentichiamolo, vicino alle nostre orecchie.

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